PERCORSI DI PCTO
LICEO SENECA DI BACOLI
Acerca de
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C’era una volta una elle
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La lettera elle se ne stava rannicchiata sotto un
albero, godendosi la luce primaverile che
trapelava dalle foglie. Ondeggiava la sua piccola
testa intorno alla quale una variopinta farfalla
svolazzava.
Serena appariva la serafica elle che pensava a
tutte le lettere che la circondavano, desiderosa
di costruire arabeschi e di sviluppare passi di
danza. Bianca a tratti e blu e lilla era. Nonché
gialla. Il giallo era il colore che la esaltava. Il blu
la rendeva preziosa e fluida.
Chi passava di lì subito esclamava: “Che bello
questo fiore!”.
Unico quel fiore era. Si vedeva e non si vedeva.
Respirava solo quando c’era la luce che la
corteggiava come il più tenero dei suoi amanti.
Ma era una elle.
Semplicemente una lettera dalle movenze
leggiadre.
E liquida come la luce era. Sia la luce, sia la elle
avevano un suono in comune. La elle, appunto.
E qui la fiaba potrebbe cominciare daccapo:
“C’era una volta una elle...”.
Lettore, piccolo grande che sia, continua tu,
per favore.
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In questa poesia Sovente ci parla della lettera elle usando i toni e le formule delle fiabe. Descrive in maniera dettagliata la consonante, dandole anche un colore, una forma e paragonandola ad un fiore.
Negli ultimi versi il poeta si rivolge direttamente al lettore, dandogli del tu e invitandolo a continuare la storia.
Il componimento è accompagnato dal disegno di una elle stilizzata e dotata di occhi, per completare la personificazione dei versi.
L’astrale uccello vola
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Blu denso vola
in uno spazio irreale vola
uccello leggendario vola
con variopinte piume vola
di luogo in luogo vola
ha tanta luce in gola
e danzando vola
quasi ufo smagliante vola
rosa verde celeste viola
l’astrale uccello vola...
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Questi versi sono dedicati alla descrizione di un animale leggendario, un uccello variopinto che vola in uno spazio irreale. L’animale è descritto attraverso varie sfumature, l’immagine che accompagna i versi rende l’idea di un essere fantastico che si muove in un mondo di luci e colori. Il ritmo della poesia è garantito dall’epifora di vola e la rima vola-gola-viola.
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Ascolta il mio cuore
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Non lasciarmi finché
non sarà sparito l’inverno.
L’inverno sfregia i muri. Scava l’anima.
Stringi le mie mani. Sta nelle mani
il suono del sangue.
Non calpestare la mia ombra.
Di essa si illumina la casa.
Tu e la mia casa state insieme
come la finestra e l’aria.
Ascolta il mio cuore.
Ascoltalo con tutto il tuo cuore.
Se vuoi.
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Sovente si rivolge ad un Tu imprecisato e lo invita ad ascoltare il proprio cuore prima dell’arrivo dell’inverno che distrugge tutto.
L’immagine che accompagna i versi rappresenta due cuori che si uniscono, i contorni non sono ben delineati e il disegno potrebbe rappresentare anche delle orecchie o delle mani. L’ascolto nei versi, infatti, non passa solo attraverso l’udito, ma coinvolge anche cuore e mani, fino alla fusione di chi parla e chi ascolta.